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La principessa incantata – Storie per bambini

Con la gentilezza e le buone maniere si possono ottenere grandi cose! Questo è il messaggio che ci vuole lasciare la fiaba di Ludwig Bechstein, “La principessa incantata“, che narra di due fratelli completamente diversi tra loro, già solo dal nome. Uno si chiama Elmerico, prepotente e arrogante, l’altro, Gianni, gentile e mite. Entrambi, a loro modo, proveranno a salvare la principessa incantata, tenuta prigioniera in un castello. Il resto lo scoprirete da voi…

Buon divertimento con la fiaba, La principessa incantata!

Leggiamo insieme…

C’era una volta un vecchio artigiano che aveva due figli, Gianni ed Elmerico. Gianni, che era il più giovane, era un ragazzo buono e gentile che amava gli animali ed aiutava il suo vecchio papà nel lavoro in bottega. Il fratello Elmerico, invece, era un giovanotto arrogante che pensava solo a divertirsi e al modo per ottenere facili guadagni. Un giorno, il vecchio artigiano si fermò a mangiare in una locanda dopo una lunga giornata di lavoro e per caso ascoltò la conversazione tra due commensali: “Hai sentito la disgrazia che è accaduta al nostro sovrano? Un perfido mago ha rapito sua figlia, la bella principessa Cristina, l’ha rinchiusa in un castello e a fare la guardia ha messo una strega e una coppia di draghi.” “E come si può fare per salvarla?” “Oh è molto difficile! Pare che la strega sottoponga colui che vuole liberare Cristina, a tre prove difficilissime e, se non vengono superate, il malcapitato finisce nella bocca del drago!” “Ma se dovesse riuscire nell’impresa?” “Sua maestà ha promesso che il fortunato salvatore potrà sposarla e riceverà immense ricchezze.” A sentire queste parole, il vecchio artigiano si convinse che, se qualcuno poteva liberare la principessa, questo era proprio il suo figliolo Elmerico che non aveva paura di nulla. Tornò subito a casa ad informare il primogenito della novità ascoltata. Dopo alcuni giorni, Elmerico era armato di tutto punto, con uno splendido cavallo regalatogli dal padre per l’occasione, pronto a partire per questa avventura. Si mise a galoppare velocemente verso il castello dello stregone che si trovava molto lontano.

Durante il suo viaggio, preso dall’impeto per l’impresa che desiderava compiere, non fermò il suo cavallo per evitare un formicaio che si trovava sulla strada e lo calpestò senza dispiacersi troppo nel vedere le povere formichine disperate per aver perso la loro casa. Più avanti costeggiò un laghetto popolato da dodici simpatici anatroccoli. Li chiamò a riva come per dar loro da mangiare, ma quando arrivarono li scacciò in malo modo deridendoli per il loro modo di camminare un po’ goffo. Giunto ormai a destinazione, solo per cattiveria, con un colpo di spada distrusse un alveare che pendeva da un albero. Finalmente davanti al portone del castello, Elmerico cominciò a battere furiosamente per farsi aprire.

“Aprimi, Strega! Devo liberare la principessa e non ho tempo da perdere io! Insomma, vuoi aprirmi o no?” Si aprì una finestra.  “Che cosa vuoi?” “Ma chi sei, una vecchia sorda? Io sono Elmerico e sono venuto da molto lontano per liberare la principessa. Fammi entrare, mettimi alla prova cosicché domani a quest’ora sarò diventato principe e ricco!” “Calma, calma giovanotto. Domattina presto ti metterò alla prova non temere. Ora riposati che domani sarà un giorno importante per il tuo futuro.” Elmerico si addormentò sull’erba fuori dal castello e all’indomani mattina fu svegliato dalla strega. “Allora vecchia strega, cosa devo fare, con chi devo duellare?” “No Elmerico, non devi combattere contro nessuno, le prove che dovrai sostenere non sono di forza. Dovrai dimostrare di avere molte altre virtù, se vuoi vincere… ed avere salva la vita!” “Poche chiacchiere, strega! Cominciamo.” “D’accordo. Io adesso spargerò questo sacchetto pieno di semi di lino, sul prato. Il vento li disperderà. Tra un’ora tornerò qui e li dovrò ritrovare tutti dentro il sacchetto. Buona fortuna.” “Che sciocchezza, raccogliere dei semi! Io non ci provo nemmeno, è una cosa stupida e anche impossibile.” Dopo un’ora la strega tornò da Elmerico e vide con disappunto che il giovane non aveva neanche cominciato a raccogliere i semi. Decise, comunque, di proporgli la seconda prova. “Elmerico, io getterò nelle acque profonde del fossato, dodici chiavi d’oro. Tu dovrai tuffarti e riportarmele tutte e dodici entro un’ora. Hai capito bene?” “Io dovrei tuffarmi in quelle acque sporche e gelate? Come minimo mi ammalerei, ma corro anche il rischio di annegare. Tu devi proprio essere matta, strega!” “Sei proprio una delusione, caro Elmerico, ma voglio comunque permetterti di superare l’ultima prova. Seguimi dentro il castello.” Entrarono dentro un grande salone, dove Elmerico vide tre figure avvolte in candidi teli bianchi: “Una di queste figure è la principessa Cristina, le altre due sono due feroci draghi.

Se tu sceglierai la figura giusta, avrai liberato la principessa e sarai un uomo molto ricco, ma se sbagli, la tua vita è conclusa perché il drago da te liberato ti sbranerà. A te la scelta, pensaci bene, Elmerico.” “Ma sono tutte e tre uguali, queste figure. Vediamo… scelgo quella di sinistra!” “Figura di sinistra… liberati!” “Aiuto, aiuto un drago. Aiuto, muoio!”  Il povero Elmerico aveva scelto la figura sbagliata ed aveva liberato un mostruoso drago. Il povero giovane cercò di salvarsi scappando, ma fu tutto inutile.

Passarono i mesi, ed il vecchio padre di Elmerico non si dava pace perché il figlio non tornava a casa. Il fratello minore di Elmerico, Gianni, si offrì di andarlo a cercare e di tentare anche lui di salvare la principessa. Si mise in cammino a piedi perché il padre aveva speso tutti i suoi risparmi per comprare le armi ed il cavallo per l’altro figliolo, e dopo alcuni giorni di viaggio, si accorse di essere ormai vicino al castello dove si erano perse le tracce di suo fratello. Gianni vide che poco distante dalla sua meta c’era un formicaio semi distrutto e tutte le formichine lavoravano senza sosta per ricostruire la loro casa. Il buon ragazzo decise di aiutare quelle piccole lavoratrici. Continuando a camminare, nei pressi di un laghetto trovò dodici anatroccoli che nuotavano e lui divise il pane che aveva nella bisaccia con le simpatiche creature. Per ultimo, vicino al cancello del castello, trovò un alveare e vi posò vicino un bel mazzo di fiori per far contente le api. Giunto davanti al portone, Gianni bussò timidamente. La strega si affacciò subito: “Che cosa desideri ragazzo?” “Ecco… io sto cercando mio fratello Elmerico. Era venuto qui per liberare la principessa, ma non abbiamo più avuto sue notizie.” “Mi dispiace figliolo, ma come saprai, chi non riesce a superare le tre prove non torna più a casa.” “Sì, comunque desidererei provare anch’io a liberare la principessa Cristina.” “Non hai paura di fallire come tuo fratello?” “Farei di tutto pur di liberare la principessa dall’incantesimo che la tiene prigioniera.”
La vecchia strega prese il suo sacchetto con i semi di lino e sottopose Gianni alla prima prova. Il povero ragazzo era veramente disperato, era passata già mezz’ora ma il sacchetto era pieno solo per metà, temeva che non sarebbe riuscito a completare la prova. Ma ad un tratto, sentì uno strano rumore. Erano le piccole formiche che desideravano aiutare il buon Gianni. Lui non poteva credere ai suoi occhi! In pochi minuti infatti le formichine raccolsero tutti i semi rimasti e così Gianni poté superare la prova.

La strega era molto colpita. “Bravo, Gianni. Ora ti aspetta la seconda prova. Io getterò nelle acque del fossato queste dodici chiavi d’oro. Entro un’ora me le dovrai ripescare tutte.”Gianni si tuffò in quelle acque gelide e scure, ma erano troppo profonde e non riuscì a trovare neanche una chiave. Ma mentre annaspava nell’acqua, ecco arrivare le sue nuove amiche anatroccole che si tuffarono senza problemi e quando riemersero portavano ciascuna nel becco una chiave. Gianni era pieno di riconoscenza e accarezzò con affetto le bestiole.

“Sono molto fiera di te Gianni, ma ora ti aspetta la prova più difficile perché se non riuscirai a superarla, non potrai liberare la principessa.” E la strega lo condusse nel salone dove si trovavano le tre figure avvolte in teli bianchi. “Ecco Gianni, tu devi indicarmi sotto quale lenzuolo si nasconde la principessa. Se indovinerai, la libererai dall’incantesimo e tutto questo sarà tuo, altrimenti…” Gianni si mise con attenzione ad osservare le tre figure immobili. Erano assolutamente identiche, impossibile da distinguere le une dalle altre.

Ormai non sapeva cosa fare, quando dalla finestra aperta del salone entrò uno sciame di api. Erano le api alle quali lui aveva donato il mazzo di fiori. Si misero a ronzare intorno alla figura di centro per aiutare Gianni che capì subito e disse: “Scelgo la figura di centro” “Figura di centro, rivelati” E la principessa apparve in tutto il suo splendore, mentre i due draghi sconfitti fuggirono urlando dalla finestra. “Gianni, mi hai salvata con la bontà del tuo cuore, sento già di amarti e trascorreremo insieme felici tutti i giorni della nostra vita.”