il gatto con gli stivali, Coccole Sonore

Il gatto con gli stivali – Storie per bambini

Davvero fortunato il terzo figlio del mugnaio che ricevette in eredità il gatto con gli stivali! Un gatto sornione, capace di incredibili prodigi… Leggete, insieme ai vostri bambini, il nostro adattamento della fiaba “Il gatto con gli stivali”. Buon divertimento!

Leggiamo la storia…

C’era una volta, tanto tempo fa, un vecchio mugnaio che viveva in miseria insieme ai suoi tre figli. Un giorno, sentendosi alla fine dei suoi giorni, chiamò a sé i suoi eredi e disse loro: “A te, Leonardo, che sei il primogenito, lascio il mio mulino. A te, Arturo, che sei il secondo dei miei figli, lascio il mio fedele asino, mentre a te, Raniero, che sei il più giovane, lascio il mio gatto al quale anche tu sei molto affezionato.” I primi due figli del mugnaio, erano piuttosto soddisfatti del lascito del loro papà e decisero di mettersi in società insieme e continuare, con il mulino e l’asino, quello che era stato il lavoro del loro genitore.

Il povero Raniero, invece, era molto sconfortato e diceva: “Cosa potrò farne io di te, gatto? Se sei furbo come dicono, caro micio, scappa appena puoi perché con me patirai la fame tutto l’anno!” Il gatto, che in tutti quegli anni non aveva mai parlato, saltò in braccio al suo nuovo padrone e disse: “Non ti avvilire così, caro Raniero, ti voglio ricompensare per l’affetto che hai sempre avuto per me. Procurami un paio di stivali e abbi fiducia nella mia astuzia perché io ti farò arrivare fino alla corte del Re!”

Il giovanotto decise di fidarsi di questo gatto pieno di iniziativa, gli donò i suoi unici stivali e si mise in attesa degli eventi. Il gatto, da buon cacciatore, andò nel bosco per catturare un po’ di selvaggina e visto che era veramente furbo, in quattro e quattrotto riuscì a catturare una lepre bella grassa. Senza perdere tempo, corse alla reggia e si fece annunciare al re: “Sire, ho qui per voi un umile omaggio che vi invia il mio signore e padrone, il Marchese di Carabas!” Il Re, che era un buongustaio, accettò molto volentieri il dono. Il giorno successivo, il gatto si ripresentò a corte portando dentro un gran sacco una coppia di quaglie e disse a sua Maestà: “Sire, questo piccolo regalo per il vostro banchetto, ve lo dona il mio padrone, il Marchese di Carabas!” Per molte settimane, il gatto continuò a portare al Re ottima cacciagione, sempre per conto del suo Signore, il Marchese di Carabas. Sua Maestà  era veramente incuriosito di scoprire l’identità di questo Marchese così generoso e della cui esistenza non aveva mai sospettato, e a corte non era il solo, poiché anche la principessa Isabella era rimasta molto impressionata dai doni portati dal gatto. Passarono i mesi e arrivò l’estate.

Il gatto scoprì che il Re sarebbe uscito in carrozza con la sua figliola lungo il corso del fiume e decise di organizzare l’incontro con il suo padrone. “Padrone, presto vieni con me al fiume e gettati in acqua!” “Ma cosa dici gatto, il sole è tiepido ma le acque del fiume saranno gelate! Non vorrai che mi prenda un malanno?” “Avanti padrone, fidati di me, togliti i vestiti e buttati nell’acqua.” Un po’ stupito della richiesta del suo peloso amico, Raniero decise però di fare ciò che gli veniva suggerito ed entrò nelle fredde profondità del fiume.

Subito il gatto corse verso la carrozza reale che stava passando, e cominciò a gridare: “Aiuto Sire, aiuto, il mio signore, il Marchese di Carabas è stato gettato nel fiume da due banditi che lo hanno derubato anche dei suoi vestiti!“ “Presto, non c’è un attimo da perdere” disse il Re e mandò i suoi scudieri ad aiutare Raniero ad uscire dall’acqua. Il giovane venne vestito dai maggiordomi reali con un sontuoso abito ricamato e fu invitato a corte dal Re e da sua figlia Isabella che mostrava un forte interesse per il bel giovane. Durante il viaggio in carrozza verso la reggia, il gatto, che precedeva a piedi il corteo regale andò dai contadini per far credere al Re che tutte le terre che stavano coltivando fossero del Marchese di Carabas: “Ora passerà la carrozza del Re, se vi chiederanno di chi sono queste terre, voi dovete rispondere che sono del mio padrone, il Marchese di Carabas, e non ve ne pentirete.

”E infatti, arrivata la carrozza, il Re si rivolse ai contadini per sapere di chi fossero quelle terre ricche di alberi da frutto e di campi di grano. “Sono del Marchese di Carabas, Sire“ – risposero in coro i contadini. Il Re era molto ben impressionato che questo bel giovane, che ormai era entrato nel cuore della sua figliola, fosse così ricco. Intanto il gatto era arrivato al castello del terribile orco che era il vero padrone di quelle terre e dei contadini e chiese di essere ricevuto perché voleva porgergli gli omaggi del suo padrone il Marchese di Carabas.

L’orco, che oltre ad essere brutto e cattivo, era anche molto vanitoso, fece accomodare il gatto. “Avanti gatto, vediamo che complimenti sai farmi.” “Oh come sei grande, orco, come sei ricco, orco “ “Bene, bene, gatto continua…” “Mi hanno detto che sei anche un grande mago, orco, che sai trasformarti in qualunque animale, è vero?” “Certo gatto, io posso diventare quello che voglio, sta a vedere.”

E l’orco si trasformò in un enorme leone feroce tanto che il gatto si prese una tale paura che cominciarono a tremargli le zampine.Quando l’orco tornò con il suo normale aspetto, il gatto gli disse: “Sì, sì, vedo orco, ma non credo che tu riesca a trasformarti in un animale molto piccolo, vediamo… un topolino per esempio!” “Come, non credi che sia così in gamba eh! Ti farò vedere io di che cosa siamo capaci noi orchi!” E subito si trasformò in un piccolo topolino di campagna. Il gatto non aspettava altro: si gettò sopra il topolino e fece una bella colazione.

Mangiato l’orco, chiamò tutti i servitori del castello e disse loro: “Il cattivo orco è morto. Ora il nuovo padrone del castello è il Marchese di Carabas. Preparatevi a riceverlo insieme a sua Maestà e alla principessa. “E detto questo, corse verso la carrozza del Re che passava nelle vicinanze proprio in quel momento. “Sire, benvenuto nel castello del Marchese di Carabas!”

Il Re non smetteva di complimentarsi con Raniero per le sue ricchezze e decise che il giovane era proprio il marito ideale per la sua adorata figliola e stabilì la data per le nozze. Da allora, Raniero ed Isabella vissero felici nel castello insieme al loro straordinario gatto che tornò dopo tante avventure al mestiere di gatto domestico.