Ti prego, mangia!
“Dai che si fredda”, “mangia che è buono”, “pensa ai bambini che sono meno fortunati di te”
potrei andare avanti all’infinito a classificare i tentativi vani di me genitore che si spertica in mille strategie pur di vedere la figlia nutrirsi come si deve, invece no. Camilla centellina, scansiona, guarda con aria snob tutto quello (o quasi) che le offro a tavola.
Le ho provate veramente tutte pur di vederla con le guance rigonfie e ogni tanto godere della soddisfazione di mettere nella lavastoviglie il suo piatto ripulito ma ancora sono ben lontana da questo obiettivo che sta sfiorando le coste dell’utopia.
Il pediatra a ogni controllo della bilancia mi assicura che la bambina cresce bene, che è nel peso forma rispetto alla sua struttura ossea (della stessa entità di un insetto stecco) e che non posso pretendere abbia l’appetito di Obelix.
Mia suocera invece ancora ci spera. Vorrebbe vedere la nipotina frantumare anche il piatto di portata, digerirlo come una tisana alla melissa e probabilmente vederla incastrarsi nella porta di casa.
Lei è sopravvissuta alla guerra e non ha la percezione del “non ho fame”, “mangio giusto il primo” ma è doveroso pasteggiare dall’antipasto all’ammazzacaffè senza saltare un solo unico passaggio. Pena occhio languido, notti in bianco e paura possa diventare testimonial di una campagna sociale per combattere la fame nel mondo.
Se Camilla cresce per me va bene. Faccio finta di niente quando medita con occhio perso nel vuoto sulla pasta al ragù, quando sembra voler fare cerchi di grano sul purè, e guardare una fettina di carne come se avesse davanti la carcassa di un pitone in decomposizione.
Mi avvalgo della facoltà di avere scoperto che alcuni piatti che lei adora esistono sul mercato, come il sushi che si porterebbe anche a letto al posto del suo unicorno di peluche, il cheese burger (e qui devo ringraziare Spongebob e il suo crabby patty), la pasta in bianco con il burro, l’insalata (eh sì, a volte i fenomeni paranormali si verificano), piatti etnici quali riso con verdure e germogli di bambù e spaghetti alla soia, salsa di soia (ne va matta, poco ci manca che se la metta dietro le orecchie come Marilyn Monroe con il suo amato Chanel n. 5) e cioccolato in tutte le salse, versioni, formule.
Stop. Questo è “il menù ricco che mi ci ficco” di Camilla.
La battaglia è aspra ma come si dice “only the brave” o “quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare” e continuerò impavida nella mia ricerca di ulteriori piatti che possano invogliare mia figlia, inventarmi menù accattivanti e soddisfare la principessina sul pisello.
Nel frattempo mi consolo con il famoso detto che ci assicura che “un bambino che non mangia, mangiò o mangerà” e magari convinco mia suocera a tatuarselo in un avambraccio…
Abbiamo trattato l’argomento (spinoso e diffuso) anche su Oasi delle mamme (cliccate qui)